Patto Civico vuole rendere Arezzo una città moderna, europea dove le culture si incontrino, un modello di città basato sulla condivisione e lo scambio reciproco, non sui muri e le contrapposizioni.
Che cos’hanno in comune la costa nord dell’isola di Maui, nell’arcipelago delle Hawaii, Santa Cruz de Tenerife, nelle Canarie, la città di Portland nell’Oregon, il quartiere di Cihangir a Istanbul e quello di Sankt Pauli ad Amburgo? In un articolo del famoso quotidiano inglese The Guardian, nel 2012, erano considerati i cinque migliori posti dove vivere (https://www.theguardian.com/money/2012/jan/20/five-best-places-to-live-in-world?CMP=twt_gu ).
Sankt Pauli è nella zona immediatamente fuori le mura di Amburgo, ed è da sempre stato un quartiere popolare, anzi, nel primo periodo dopo la sua fondazione, era il posto dove avevano sede le fabbriche e il lazzeretto. “Ah, Sankt Pauli, dove c’è il quartiere a luci rosse!” dirà chi si limita ad una visione superficiale della città. Negli anni, invece, Sankt Pauli è diventato uno dei luoghi più di tendenza dell’intera Germania, famoso per il periodo in cui vi soggiornarono i Beatles, agli albori della loro carriera, per la squadra di calcio del St. Pauli, ma soprattutto è uno dei quartieri più bike-friendly d’Europa, nonché – e questa è la cosa più importante – è il luogo dove ha sede il progetto HafenCity, il più esteso progetto di rigenerazione urbana di tutta Europa.
Sankt Pauli è un modello di quartiere vivo e vivace basato su modelli di integrazione: all’ingresso dello stadio Millerntor, la cui capienza è pari all’intera popolazione del quartiere (circa 30000 persone), una scritta a stencil sul muro recita: “non c’è posto per omofobia, fascismo, sessismo, razzismo”.
E se questo è possibile in una città della Germania, oggi, non c’è una sola ragione per cui non lo si possa fare anche da noi. Invertire la tendenza al degrado urbano non con blitz delle forze dell’ordine più spettacolarizzati che efficaci, non con post sui social network dove si invitano i cittadini all’indignazione a comando, ma attraverso la riqualificazione urbana, l’integrazione, la sostenibilità negli spostamenti, l’organizzazione di eventi culturali a ciclo continuo, la collaborazione con la principale società sportiva del territorio.
Quello che oggi ci racconta Sankt Pauli – ma non è certo l’unico esempio nel mondo – è che di fronte alla multiculturalità si può scegliere di aprirsi e prendere il bello che questa ha da offrire, per farlo diventare un’opportunità di crescita, oppure di chiudersi a riccio in sé stessi, e lentamente affievolirsi. Fermare i flussi migratori, checché ce ne dicano i fanatici delle ruspe, è come cercare di fermare il vento con le mani: fare di una questione altrimenti difficile da gestire un’opportunità di sviluppo è esattamente quello di cui hanno bisogno il mondo, l’Europa, l’Italia e la nostra amata Arezzo.
Non è tagliando i fondi a chi organizza corsi di lingua italiana (salvo poi dire ai quattro venti che i migranti che vengono qui da noi “per prima cosa devono imparare la lingua italiana!”), né togliendo panchine o fontane (come si vede in questi giorni, in cui il caldo probabilmente ha dato alla testa ad alcuni amministratori locali, in varie città d’Italia), che si danno risposte concrete ai bisogni dei propri cittadini. Un modello come quello di Sankt Pauli ad Amburgo, è sotto gli occhi di tutti, sta dando risultati decisamente migliori.
Roberto Gennari – Candidato Consigliere comunale Patto Civico per Arezzo.